Il questionario di De Zan: Matteo Musarra

Esiste il più famoso “questionario di Proust”. Ci abbiamo guardato bene, ma domande sulla bicicletta, zero. E allora abbiamo pensato che, per cogliere l’identità di un pédaleur o di una pédaleuse del Fiesole Cycling Collective, dovevamo rivolgerci allo spirito della voce del ciclismo, Adriano De Zan. Nasce così il Questionario di De Zan.
Risponde qui alle sue domande Matteo Musarra, giovane professore di musica che dalla Sicilia ha scelto proprio la Toscana – proprio Fiesole – per venire a mazzolare in salita, pur con gentilezza e stile, i suoi malcapitati compagni e compagne di scorribande.
Riepiloghiamo la situazione: chi sei? Raccontati in poche frasi.

Sono Matteo, trapiantato prima per studio e poi per lavoro in Toscana dal 2013, vengo dalla zona più atipica e meno nota della Sicilia: i Nebrodi.

Quando nasci ciclista?

Nasco motociclista, con la prima moto elettrica a tre ruote che mi viene regalata (sarà l’unica prima dei quattordici anni) prima della bici. Da lì mi appassiono a qualsiasi cosa si muova su ruote, soprattutto se due. Ho quindi trascorso tutti i pomeriggi estivi della mia infanzia sulla mia bicicletta. Conclusa la diretta del Tour in TV si partiva per un giro che prevedeva il vano tentativo di scalare sempre la stessa montagna. Dopo il patentino le mie giornate restano sempre su due ruote, ma alimentate a miscela. Almeno fin quando una domenica mattina di luglio, sull’ultimo salto dell’ultimo giro dell’ultimo turno della giornata in pista da cross, cado lussandomi una spalla. Decido così, dovendo astenermi per un po’ dai motori, di tornare a pedalare. Comincio su una vecchia mtb di mio padre per poi passare, da lì a poco, alla bici da corsa.

Il tuo soprannome su due ruote.

Matej Musacar, affibiatomi da Roger De Knoeien, un ragazzo di San Bartolo a Cintoia, una località nei pressi di Oudenarde. Ovviamente le caratteristiche del più famoso Matej sloveno sono del tutte opposte alle mie(1), ed è questo il bello!

Matteo, in rosso, con alcuni compagni del Fiesole Cycling Collective sulla magica stradina di Brollo.
Hai mai dato un nome alla tua bici?

Purtroppo non sono così romantico, e alla fine una bici moderna è poco più di un maglione molto costoso. Una pregiata trama tessile opportunamente modellata.

Il tuo pantheon ciclistico.

In ordine cronologico inserirò solo i personaggi “conosciuti” durante il loro periodo di attività e non raccontati a posteriori dal giornalismo sportivo. Anche se ho in seguito rivalutato la sua figura, da bambino, quando accendevo la TV e guardavo le corse ignorando e fregandomene dei retroscena, il primo che mi ha fatto sognare è stato…Lance Armstrong. Me ne vergogno oggi, e non solo per le condanne che ha ricevuto ma proprio per quel suo personaggio stracarico di retorica che mi appare oggi come l’antitesi dello sportivo! A quei tempi mi affascinava la sua imbattibilità e l’imperiosità della sua Discovery Channel.
Poi, Cancellara: in contrasto con le mie attitudini e con gran parte del pubblico ciclistico ho sempre subìto il fascino delle prove a cronometro, ancora di più se a squadre. Il pistolero, nessuno avrà mai lo stile di Condador in salita, unico! Sagan, ecco, così deve essere uno sportivo, scaltro ma spesso irrazionale, ironico, irriverente e mai scontato alle banalità dei giornalisti, oltre che fortissimo. Finisseur in gara e davanti al microfono. Nibali, l’avevo sottovalutato anch’io quello scatto sul Poggio, e invece… Froome, nessun altro ci ha regalato 80 km di fuga solitaria e una corsetta sul Mont Ventoux. Alaphilippe, perché Alaphilippe ÷ 100 = Matteo. Infine, Wout Van Aert, non occorre nessuna spiegazione.

Il dono di natura che hai.

Direi lo scatto(2).

Il dono di natura che vorresti avere.

Il pelo sullo stomaco: da quando ho preso una botta qualche anno fa in una curva in discesa, tiro fin troppo i freni.

Il terreno a te più congeniale.

Col mio peso non ho possibilità di scelta: la salita, ma meglio se ripida e ancora meglio se corta.

Le discese sono salite viste al contrario o viceversa?

Metaforicamente nella vita viceversa, in bici quando i due terreni si susseguono uno dopo l’altro la soddisfazione ed il godimento sono sempre alti.

Ti senti enfant du pays? O ti si addice di più Nemo propheta in patria?

Pur godendo ad ogni singola uscita in Toscana per i paesaggi, i luoghi attraversati, la varietà dei terreni e soprattutto l’ottima compagnia, non posso non considerarmi enfant du pays dato che sono il più forte ciclista di San Marco d’Alunzio(3).

Red Bull o Paniagua?

Non disdegno qualche integratore, ma vado sostanzialmente a Paniagua. Amo arrivare in cima ad una collina o a casa alla fine di un giro, in quella fase precedente alla crisi di fame, in cui a seconda della situazione saccheggi il primo bar lungo la strada o svaligi il frigorifero ed ogni cosa che metti in bocca assume il sapore di un piatto di cucina stellata. Riguardo al doping, penso che non ne valga la pena, neanche nel professionismo.

Colpo di reni o colpo di mano?

Colpo di reni, quando mi sento particolarmente in vena provo il colpo di mano ma comincio a voltarmi indietro peggio del miglior Miguel Angel Lopez.

Perché il vento è sempre contrario?

Perché non arrivo a 60kg vestito.

Un giorno in sella indimenticabile.

Il mio primo giro da 100 km, fatto nella stessa stagione in cui ho cominciato a pedalare più assiduamente. Ero distrutto, anche grazie al ritmo impresso da mio cugino Giovanni (mio principale compagno di avventure che per anni mi ha crocifisso lungo le strade dei Nebrodi, solo nelle ultime stagioni sono riuscito a mettergli qualche volta le ruote davanti) sono rientrato a casa praticamente stisciando, ma mi sentivo un eroe.

Matteo festeggia sullo sfondo del Santuario di Tindari il suo primo 100.
Quel che detesti più di tutto quando si parla di ciclismo e ciclisti.

Ancor più di quelli che odiano a prescindere chiunque muova le sue membra su una bici, non sopporto quelli che senza la minima competenza in materia associano direttamente le parole doping e ciclismo. Mi riferisco a gente che ne sa tanto di farmacia quanto di sport in generale, cioè nulla. Nella migliore delle ipotesi queste persone seguono distrattamente il calcio e sono campioni di slalom gigante, non intendo lo sci alpino, ma l’attraversamento del cocktail bar dal proprio tavolino al buffet. Ritengono però di dover esprimere la loro autorevole opinione a riguardo, perché si sono documentati sulla materia vedendo la clip di Fantozzi che assume la BOMBA e inizia fischiare dalle orecchie.

La volta che hai messo piede a terra.

Anche se sempre più rare ce sono state tantissime, racconterò l’ultima che è anche la più antieroica. Strade Bianche 2022. Anche se poco allenato decido ugualmente di partecipare raccontandomi che nel caso avrei potuto decidere di fare il medio. Ovviamente al bivio neanche prendo in considerazione l’idea di accorciare quella meraviglia di percorso. Prima del ristoro su un falsopiano ghiaiato in salita rimedio la prima caduta con conseguente crampo, allungo e cerco di allentare la tensione, ripartendo non poco sofferente. Monte Sante Marie, 2/3 del percorso sono andati, ma davanti a me si piantano e io non riesco a sganciarmi, altra caduta da pollo e ancora crampi, solo che qui è molto più difficile ripartire. Ho spinto a mano la bici per diverse centinaia di metri mentre riflettevo sul senso delle scelte scellerate che mi avevano portato lì. Arriva però il finale disneyano di questa storia. Quando sono riuscito a ripartire mi sono sbloccato e negli ultimi 30km ho cominciato a rimontare tanta gente che avevo lasciato sfilare durante la mia scarpinata. Allo scollinamento sull’ultimo muro di Santa Caterina e al successivo arrivo in Piazza del Campo ho provato un strano sentimento misto di liberazione e soddisfazione.

In secondo piano, nella suo caratteristico completo rosso, ecco Matteo alla ricerca di ossigeno sulla rampa di Santa Caterina a pochi metri dall’arrivo delle Strade Bianche.
Un episodio che racconti spesso e che non puoi fare a meno di raccontare ancora una volta.

Agosto 2021, cronoscalata in Sicilia con partenza alle 17.00, l’asfalto in lontananza trema tipo al Gran Premio del Qatar. Sono solo quattro km ma tutti sopra il 10% da fare tutti d’un fiato. Mi alzo sui pedali per rilanciare l’azione sulla rampa finale e sul ciglio di una delle ultime curve, uno spettatore commenta: “minchia, talè a chistu chi ‘nchiana senza nuddu sforzu” (trad. “Accidenti, questo ragazzo sale senza far fatica”) e proprio in quel momento il mio occhio cadeva sul cardiofrequenzimetro che continuava a oscillare tra 198 e 199 bpm.

Minchia, talè a chistu chi ‘nchiana senza nuddu sforzu!
Consigli a chi inizia: cose da fare e cose da non fare.

Casco in testa ben allacciato, luci(ne) accese anche di giorno e prudenza…SEMPRE! Un consiglio più utile invece è quello di risparmiare 150 euro sulla bici, i componenti o l’abbigliamento da cicloinfluencer per investirli da subito in una visita biomeccanica.

Regalaci un itinerario in bici, uno dei tuo favoriti.

Per chi non ha mai pedalato in Toscana direi che un giro nel Chianti in autunno possa essere il massimo, paesaggi e colori da cartolina dal primo all’ultimo chilometro. Un esempio: partendo da Firenze si può andare verso Siena passando dal Poggio di Testalepre, giro di boa a Radda per poi fare il passo del Morellino e rientrare ad anello. In Sicilia invece, dal Tirreno all’Etna. Partendo quindi dalla costa nord, si sale, spesso in compagnia dei maialini neri, sulla SS289. Vedendosi allontanare le Eolie sullo sfondo si arriva al cuore dei Nebrodi, Portella Femmina Morta (“questa salita non presenta particolari difficoltà, ma non finisce mai”, D.Cassani), da qui si continua per Cesarò e poi per Randazzo su una serie di aridi saliscendi e falsopiani. Qui si imbocca la Etna Quota Mille, una strada panoramica per lo più in pianura, fino a al bivio della Mareneve. Se saranno rimaste buone gambe, in un’ora di mistica ascesa si arriverà al piazzale di Piano Provenzana passando da zone di fitta vegetazione, alla lava vergine (eruzione 2002) con alcuni giovani pini che tentano comunque di crescere su di essa. Gli ultimi tre chilometri, con sede stradale larga ma pendenza costantemente sopra il 10%, vi faranno ancor di più meritare il panino con la salsiccia di Linguaglossa. Se non siete degli ultracycler, come il Presidente(4), a questo punto non vi resta che salire in ammiraglia.

Cosa ci fai nel Fiesole Cycling Collective?

Sono approdato a Fiesole per motivi prima di studio e poi di lavoro, e mi sono imbattuto in questo gruppo ciclistico poco definito e delineato. Mi spiego meglio: nel FCC trovano posto uomini e donne di tutte le età e di estrazioni differenti, dal turista all’agonista, dal biker allo stradista e molto altro. Ho quindi trovato il mio spazio pure io sentendomi parte della squadra sin dalle prime uscite!

Il tuo motto.

Ci rissi u sceccu o mulu: “‘nta ‘nchianata ti rumpu u culu” (Dice l’asino al mulo: “in salita ti farò tribolare(5)“). Questo detto preso in prestito dal contadino siciliano, culturalmente molto vicino al ciclista ignorante, mi viene in mente quando cerco di tenere le ruote dei passisti più pesanti che mi fanno penare in pianura e non vedo l’ora di inerpicarmi sulla prima collina.

Note

(1) Salvo mazzolare i malcapitati compagni sugli strappi più duri [N.d.R.].

(2) Confermiamo, purtroppo. Si veda anche qui. [N.d.R.].

(3) Musarra è l’unico ciclista in attività nel suo comune [N.d.A.].

(4) Musarra qui si riferisce al Presidente Dimissionario Frank Joop, noto anche come Presidente Suo Malgrado. Sarà comunque sanzionato per aver usato impropriamente il termine [N.d.R.].

(5) La raffinatezza della traduzione va a onore di Musarra [N.d.R.].

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