Esiste il più famoso “questionario di Proust”. Ci abbiamo guardato bene, ma domande sulla bicicletta, zero. E allora abbiamo pensato che, per cogliere l’identità di un pédaleur o di una pédaleuse del Fiesole Cycling Collective, dovevamo rivolgerci allo spirito della voce del ciclismo, Adriano De Zan. Risponde qui alle sue domande il pédaleur fiesolano Alessandro Bastida, ciclista da chilometraggi eroici, amante delle pedalate in compagnia (con il gruppo Enjoy, con gli Amatori da Verrazzano) e, come tutti sanno, dei budini di riso.
Quando nasci ciclista?
La passione per la bici mi accompagna da quando avevo tre anni e un triciclo, da corsa su strada nell’estate del 2014 per “colpa” di un amico.
Il tuo soprannome su due ruote.
Chiodo, per gli amici eroici. Ale, per tutti.
Hai mai dato un nome alla tua bici?
Certo, ogni bici ha un nome e un’anima. Come una fedele compagna di avventura.
Quella di adesso è detta “Il destriero” (Bucefalo, come il cavallo di Alessandro Magno, mi sembrava un po’ pretenzioso!).
L’etichetta sul tubo orizzontale ha la bandiera italiana e un #forzaAlex in onore di Zanardi.
Il tuo pantheon ciclistico.
La bellezza di pedalare nel Chianti raggiunge vette altissime.
Il dono di natura che hai.
L’equilibrio, ovviamente sopra la follia, e il senso estetico.
Sono nato sotto il segno della bilancia.
Il dono di natura che vorresti avere.
Essere intonato, la bici e la musica hanno il ritmo in comune.
Le discese sono salite viste al contrario o viceversa?
Le salite sono l’essenza del ciclismo, da venerare come delle divinità pagane.
Le discese vengono solo dopo, come un premio ricevuto per la conquista.
Ti senti enfant du pays? O ti si addice di più nemo propheta in patria?
Adoro la mia terra toscana, sarà un caso che tanti ciclisti di professione scelgono di vivere qui?
Frequento gruppi diversi di amici, accomunati dalla stessa passione, tra Firenze e la Versilia.
Red Bull o Paniagua?
L’alimentazione è importante e in bici non si va solo a “pane e acqua”. Certo nel mio modo di intendere il ciclismo non c’è nessuno spazio per sostanze dopanti! Quando ci fermiamo al bar, alla Red Bull preferisco sempre un caffè in compagnia.
Cosa pensi dei ciclisti che non mettono il caschetto protettivo?
Che hanno la testa o “troppo calda” o “troppo vuota”. Sono pericolosi in entrambi i casi.
La sicurezza prima di tutto.
Colpo di reni o colpo di mano?
Ai colpi di mano preferisco quelli di reni, che spesso tradiscono uno spirito competitivo
Ogni volta salire in sella è un bel “colpo all’anima”. Quello che prediligo.
Perché il vento è sempre contrario?
Per decollare più facilmente, ma vale solo con gli aerei.
In bici per esaltare la fatica, lo sforzo fisico e mentale da cui si rischia di diventare dipendenti.
Il terreno a te più congeniale.
Tutti quelli che abbiamo, neanche io voglio cambiare pianeta!
Un giorno in sella indimenticabile.
Quello del “percorso lungo” della Nove Colli.
Quel che detesti più di tutto quando si parla di ciclismo e ciclisti.
Gli automobilisti che ti sfiorano sorpassandoti ad alta velocità. Ma anche quelli che ti suonano, ti ricoprono di improperi la domenica mattina o ti schizzano con l’acqua del tergicristalli non sono adorabili.
La volta che hai messo piede a terra.
Sulle Sante Marie, nel percorso lungo dell’Eroica. Ma solo la prima volta che l’ho fatto!
Un episodio che non puoi fare a meno di raccontare.
Quell’estate in cui ho fatto l’anello dei Bosconi di nascosto e in solitaria con una bici da passeggio.
Avevo più o meno 11 anni.
Consigli a chi inizia: una cosa da fare e una da non fare.
Fare: scegliere la bici giusta con le misure adatte. Non fare: scegliere la compagnia sbagliata!
Cosa ci fai nel Fiesole Cycling Collective?
Vivo a Fiesole da mezzo secolo, sono appassionato di ciclismo. Stare nel FCC è come sentirsi a casa.
Il tuo motto.
E’ tutto un equilibrio sopra la follia.
