Consuma, una love story lunga trent’anni

Francesco Parigi
Francesco Parigi conosce molto bene le leggi della fisica, ma da quando pedala si ostina a sfidare quella di gravità con la leggerezza del grimpeur. Da sempre, il suo terreno di elezione è la salita della Consuma, che affonta più volte all’anno in tutte le salse. Qui ci racconta la sua storia d’amore con questa salita, la più lunga e impegnativa per i ciclisti fiorentini.

Ricordo che era la seconda domenica di luglio del 1992. Avevo vent’anni, e andavo in bici, molto saltuariamente, da due. Fu quel giorno che, per la prima volta, arrivai in cima alla Consuma. Una soddisfazione immensa, e l’inizio di una storia che ancor oggi prosegue.

La Consuma. La sentivo rammentare ogni tanto da mio nonno, quando ero bambino, e raggiungerla, più che un giro in bici, mi sembrava un viaggio! Poi, nell’estate del 1986, Piero Innocenti, babbo del mio amico Stefano, facendomi vedere la
sua splendida Colnago Master, mi disse: “oggi ho fatto la Consuma in un’ora”. Non ero in grado di interpretare quell’affermazione, ma qualcosa mi diceva che Piero aveva fatto qualcosa di speciale.

In realtà fu la mia seconda impresa ciclistica, se così si può dire: la prima risale alla domenica precedente quando, incredulo, arrivai a Vallombrosa (ovviamente salendo i primi 2 km della Consuma passando per Pelago e Tosi) in una giornata grigia e a tratti piovosa. Incredulo perché fino ad allora non ero riuscuto a fare più di 2-3 km consecutivi in salita, ma qualcosa quel giorno scattò nella mia testa, e la salita divenne (salvo rare eccezioni) una costante in tutte le mie uscite.

Non ho un ricordo nitido della mia “prima Consuma”, se non quello della fatica per arrivare a Diacceto, e poi a Borselli. E non ho neppure una foto sotto il cartello che indica il Passo (all’epoca si poteva ancora leggere chiaramente “Passo della Consuma” 1050 m s.l.m.). Da lì in poi, iniziai quindi a pedalare con una certa continuità, conquistando tutti i passi della provincia di Firenze, fino a settembre, quando rimasi coinvolto in un incidente che mi causò la frattura scomposta della clavicola sinistra: tre mesi di stop e poi dodici di militare a seguire, che azzerarono “l’allenamento” ma non la voglia di uscire in bici.

Oggi il cartello in cima al passo è praticamente illeggibile, completamente coperto dagli adesivi.
Ma fidatevi, è lui, quello del passo della Consuma.

Al termine della leva, insieme all’Università, ricominciai a pedalare in modo continuo, tesserandomi con un gruppo sportivo di Sesto Fiorentino, iniziando così a pedalare in gruppo. Fu in una di queste uscite che la curiosità e l’interesse verso la salita della Consuma ripresero vigore. Una domenica, era in programma il cosiddetto “Giro del Croce ai Mori”, nel senso di marcia che prevedeva prima la salita al valico del Croce ai Mori, poi la discesa verso Stia, infine la salita della Consuma dal versante casentinese attraverso la località Scarpaccia di Pratovecchio. Alla mia richiesta di invertire il senso di marcia, scalando prima la Consuma da Pontassieve, mi fu risposto seccamente: “non se ne parla: la Consuma è troppo dura e poi è tutta al sole!”. Me ne feci una ragione e capii che la pedalata di gruppo non faceva per me: volevo essere libero di scegliere dove andare, da che parte passare, e a che ora partire. Dopo pochi anni, cambiai società di appartenenza ritornando su Firenze, ma il mio modo di concepire la bicicletta rimase lo stesso: poche uscite di gruppo e tanti bellissimi giri in solitaria, in molti dei quali era previsto il passaggio dalla Consuma.

In trent’anni ho partecipato alla maggior parte delle Gran Fondo più prestigiose, e quando decidevo di impegnarmi per concluderle secondo le mie aspettative del momento, negli allenamenti la Consuma non mancava mai. Abbandonate nel 2018 le velleità agonistiche (iniziate con la Prato-Abetone del 1994), con la Gran Fondo Stelvio Santini a Bormio, ho provato la fatica delle “scalate multiple” al passo della Consuma: dopo le doppiette e le triplette. Quest’anno, in occasione del mio compleanno mi sono cimentato con il “poker”: quattro scalate consecutive. Una grande fatica (soprattutto mentale, perché tutto si è svolto in completa solitudine), ma anche una grande soddisfazione.

Con Bernardo, che celebra i 4.000 metri di dislivello del “Giro del Carnaio” (ed io, idealmente, il poker)…

La Consuma da Pontassieve è una conquista faticosa. Nelle centinaia che ho fatto, quelle che descrivono meglio il mio rapporto con questa salita sono la biù bella, quella del trentennale, la più dura, quella del “poker”, e naturalmente…quella più veloce! A chi volesse cimentarsi per la prima volta con la salita “fiorentina” per eccellenza consiglierei di affrontarla, in estate, non più tardi delle 8 del mattino: l’assenza di ombra può riverlarsi micidiale e il rimbalzo prima di Diacceto o Borselli è un rischio concreto (ne so qualcosa). Mi astengo circa la questione dei rapporti da utilizzare perché altamente soggettivi. D’altra parte, una salita come la Consuma serve anche a questo: capire quali sono le tue caratteristiche come pedalatore.

Profilo della salita

Il segmento Strava di riferimento è Passo Consuma (from Firenze). I primi 8 Km, fino all’abitato di Borselli, non concedono tregua con lunghi tratti all’8%. Successivamente, un tratto più facile (fino al Km 11,5 circa) prelude a un finale impegnativo (circa 2 Km all’8%). Al bivio con Vallombrosa la salita spiana, per riprendere dopo l’attraversamento del paese di Consuma (fontana e punto di ristoro con la famosa schiacciata ai funghi del Ristorante Consumi) con un breve, ultimo strappo che porta al passo. Altri punti di sosta lungo la salita (o meglio, lungo la discesa al rientro..): Diacceto al Km 4,5, da segnalare il famoso e straordinario Forno la Torre e la Locanda Tinti, dove vige l’antica tradizione del “caffè sospeso”. Borselli al Km 8, Bar Alimentari La Casa del Prosciutto.


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