Tutte le strade, si sa, portano a Roma. Ma ce n’era anche una che dall’Urbe portava a Fiesole: la cosiddetta Cassia vetus, il primo tracciato di quella che ancor oggi viene identificata come Via Cassia. L’antico percorso (si parla del II secolo a.c.) collegava Roma con alcuni importanti centri dell’Etruria: Veio, Bolsena, Chiusi, Arezzo e, appunto, Fiesole. Da qui si diramava ad ovest scendendo verso l’Arno – dove successivamente sarebbe stata fondata Firenze – proseguendo per Pistoia e Lucca, e a nord verso Bologna sul tracciato che alcuni identificano come Flaminia Militare.
Nella guida Cassia Vetus e il territorio dell’Etruria, pubblicata da AsKa edizioni in collaborazione con la FIAB, Massimo Barbagli, Giovanni Cardinali e Fabio Masotti ci propongono una rivisitazione in chiave cicloturistica dell’omonima via romana.
L’itinerario parte da Roma e arriva a Firenze (ed è ovviamente percorribile al contrario), per un totale di 385 Km, parzialmente su strade bianche, e circa 4200 metri di dislivello, che riflettono la natura collinare del percorso. Nella guida sono proposte sei tappe, di lunghezza fra i 50 e i 60 Km (con l’eccezione dell’ultima, da Arezzo a Firenze, di quasi 100 Km), riccamente dettagliate da informazioni sull’itinerario e sui numerosissimi punti di interesse lungo il percorso. Naturalmente, le tappe possono essere adattate a seconda delle proprie esigenze e grado di allenamento.

Il percorso, dopo i primi 20 Km in uscita da Roma in pianura, segue il tracciato dell’antica Cassia (con la possibilità di vederne il basolato in alcuni tratti, e anche di percorrerlo) salendo a Campagnano Romano, per poi dirigersi, sempre su terreno collinare, verso Viterbo. Dopo aver raggiunto il punto più alto del percorso (600 m) a Montefiascone, si raggiunge – passando da Orvieto e Chiusi – il Sentiero della Bonifica, un tratto di circa 60 Km su strada bianca, unica parte pianeggiante dell’intero tracciato. Questa ciclovia, che a rigore non segue il tracciato della Cassia Vetus (peraltro in alcuni punti incerto), ci porta ad Arezzo. Da qui, lungo la via dei Sette Ponti, si giunge a Reggello e poi a Pontassieve, dove si incontra l’Arno. Da Sant’Ellero a Compiobbi c’è l’unica parte del percorso (circa 15 Km) su strade statali a più alta percorrenza. Si tratta di strade comunque frequentate da ciclisti, e comunque esiste anche la possibilità di evitarle sia modificando l’itinerario (ma con salite) sia prendendo un treno regionale (come indicato nella guida). A Compiobbi non si va verso Firenze ma, come detto, verso Fiesole. Qui la scelta degli ideatori del percorso è stata quella di passare dall’impegnativa salita per Montebeni da Via della Selva. L’alternativa, più fedele al tracciato romano, sarebbe stata decisamente più dura: si ritiene infatti che la strada passasse da Terenzano, Settignano e Maiano (toponimi, non a caso, latini). Chi volesse cimentarsi con questa alternativa (si veda ad esempio in questa zona il percorso “Il mini-anello di Montebeni, su antiche stradine” in questo articolo) dovrà sfidare le pendenze al 18% della terribile Via della Rosa, ma sarà ripagato dagli splendidi panorami sull’Arno che si godono da queste stradine dimenticate.
La guida è disponibile per l’acquisto in libreria e sul sito di Aksa Edizioni (oltre che sui maggiori store online).