In bici alla scoperta di Acone, fra memorie dantesche, ricette segrete, croissant caldi, sprint ai cartelli stradali, salite da sadici per scoprire che un pezzo di Fiandre è vicino a Fiesole.
« Sariesi Montemurlo ancor de’ Conti;
sarieno i Cerchi nel piovier d’Acone,
e forse in Valdigrieve i Buondelmonti »
Dante Alighieri, Paradiso, Canto XVI, 63-66
Acone è un piccolo borgo nel comune di Pontassieve, addossato sulle pendici di Monte Giovi, sopra la Rufina. Ed è un posto dove non si capita per caso. Citato da Dante come patria della famiglia dei Cerchi, ha origini antichissime: stando al sito locale, al VI secolo, un insediamento sulla via che congiungeva Monte Giovi a Fiesole. Oggi di questa via sopravvivono alcuni tratti sterrati e sentieri, e ad Acone si arriva soltanto salendo da Montebonello, per due strade. Una, via di Sant’Eustachio in Acone, passa per Case Lori. L’altra, via dell’Argomenna, passa per Santa Maria in Acone.

Il ciclista che decida di recarsi ad Acone deve far attenzione a scegliere quella giusta. La prima, per Case Lori, è una salita di circa 6 Km, con un breve strappo iniziale che conduce su un percorso sinuoso e pedalabile, con bei panorama sulla Val di Sieve e rilassanti vedute campestri. La seconda, per Santa Maria, affronta lo stesso dislivello in circa 3,5 Km, ed è terreno da Muretti Madness, con uno stradello dritto e lungo con tratti oltre il 15%, più adatto a una Panda 4×4 che a una bici, direbbe qualcuno. Questione di gusti, naturalmente. O di giusti rapporti.
Nell’escursione che vi proponiamo qui siamo passati dalla via più facile e godibile, e scesi da Santa Maria (attenzione, perché la discesa richiede freni in perfette condizioni e perizia nel condurre la bicicletta). Partenza da Fiesole e poi ritrovo al Tuscany Hall con la parte “fiorentina”, da qui in fila, in pianura ma controvento, sull’Aretina fino a Pontassieve. Saranno questi i soli chilometri su strade trafficate della giornata (ah, e i soli in pianura).
A Pontassieve, entriamo in paese e lo attraversiamo per andare a prendere la Via Colognolese, che risale la Sieve dal lato opposto alla trafficata Statale 67. E da qui si varca la soglia di un’altra dimensione. Qualche strappo è il prezzo da pagare per godersi questa fantastica stradina di campagna che ci porta a Montebonello. Evitiamo con cura l’indicazione per Santa Maria in Acone (“sarà per la prossima volta”) e affrontiamo le dolci pendenze e i tornanti di Via Sant’Eustachio. Dopo aver rintuzzato (nei limiti del possibile) gli attacchi dei più giovani ed esuberanti scalatori, arriviamo a Case Lori, dove di fatto la salita finisce, e poi finalmente ad Acone, dove sprintiamo come d’uso al curioso cartello che ben conosciamo:
“Acone, Paese Natale delle Penne all’Aconese”.
Le Penne all’Aconese sono infatti la gloria locale: Acone, a dispetto del suo isolamento e delle sue ridotte dimensioni (poche decine di abitanti) è un borgo piuttosto vivace, con un circolo ARCI (con piscina) attivissimo e una ben fornita bottega, gestita da una cooperativa sociale che risale addirittura al 1917. Il Ristorante, berceau delle famose penne, ha recentemente ripreso l’attività grazie ai soci del circolo, dopo che la famiglia che lo aveva gestito per 40 anni era andata in pensione; per fortuna, tramandando i segreti della ricetta.




Ad Acone è il momento di fare una pausa, addolcita da ottime sfoglie e croissant caldi in un piccolo ma accogliente bar gestito dai volontari del circolo, aperto solo la domenica. Da qui, come si diceva, si può solo scendere. In realtà un’alternativa ci sarebbe, ma sterrata e piuttosto impegnativa: salire a Monte Giovi e ridiscendere da Colognole. Ma questa è un’altra storia. Dopo aver rimediato a una foratura, torniamo a Montebonello scendendo da Santa Maria (ripetiamo: attenzione, la discesa è difficile).



Il programma originale prevedeva di affrontare un versante della Consuma salendo a Falgano (ancora un’altra storia), ma fra forature e croissant si era fatto tardi, e decidiamo di rientrare da uno dei percorsi più segreti e preferiti, quello delle stradine delle cosiddette Fiandre Fiesolane(1). Svolta a destra per la bella salita di Vetrice, che in circa 3 Km al 7% porta al Mulino di Monterifrassine, poi su e giù a strappi fino a Santa Brigida, di nuovo in salita (evitando il Mostro(2)) nel bosco verso il Trebbiolo, e finalmente a tutto gas sui Bosconi, con l’immancabile sprint al cartello di Fiesole.
Note
(1) Si potrà obiettare che gran parte delle Fiandre Fiesolane si trova nel comune di Pontassieve. E curiosamente sono escluse anche dalla Diocesi di Fiesole, che pur si estende molto oltre il territorio comunale. Però – a parte che Fiandre Fiesolane suona molto meglio di Fiandre Pontassievesi – chi le pedala può testimoniare che si chiamano proprio così.
(2) E’ così simpaticamente chiamata la salita che da Molin del Piano porta alle Quattro Strade, probabilmente a causa del fatto che per 4 Km al 10% senza una curva non spiana neppure per un metro.